Sostenibilità ed ESG: le competenze da portare in azienda per rendere il business responsabile
Indice
- Cosa si intende per sostenibilità e cosa sono gli ESG?
- Valutazione e Misurazione degli ESG
- Il futuro sostenibile del mercato del lavoro: dalle green skills alle ESG skills
- ESG e Formazione Aziendale: una combinazione vincente
- Sviluppo delle competenze green
- Metodologie Formative in linea con la formazione ESG
- Conclusione e Prospettive Future
- Fonti
La rilevanza della sostenibilità per le aziende di oggi può influenzare la formazione e lo sviluppo dei dipendenti per un business sempre più sostenibile e responsabile.
Cosa si intende per sostenibilità e cosa sono gli ESG?
Gli ESG, acronimo di Environmental, Social, and Governance, rappresentano un insieme di criteri utilizzati per valutare le prestazioni di un'azienda in termini di sostenibilità e responsabilità sociale.
A partire dal 2020, l’ONU ha intensificato gli sforzi per integrare i dati ESG con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), consolidando un impegno che ha le sue radici negli anni '80. L'acronimo ESG è stato coniato per la prima volta nel 2004 in un rapporto intitolato "Who Cares Wins", nato da un'iniziativa congiunta di istituzioni finanziarie su invito delle Nazioni Unite. In meno di due decenni, il movimento ESG si è evoluto da un'iniziativa di responsabilità sociale d'impresa promossa dalle Nazioni Unite a un fenomeno di portata globale.
Per quanto riguarda il tema ambientale (Environmental) coinvolge l'impatto dell'azienda sull'ambiente, include la gestione delle risorse naturali, la riduzione delle emissioni di gas serra, l'efficienza energetica e la sostenibilità ambientale complessiva.
Rispetto ai temi sociali (Social) si fa riferimento all'impatto dell'azienda sulle persone e le comunità in cui opera, ed include temi come la diversità e l'inclusione, le condizioni di lavoro, la sicurezza sul lavoro, i diritti umani e l'impatto sociale delle attività aziendali. Infine, le istanze sulla governance hanno a che vedere con la struttura e alla gestione dell'azienda, e comprendono la qualità della leadership, la trasparenza, la conformità normativa e la gestione etica.
Gli ESG sono diventati in questi ultimi anni un tema centrale nelle discussioni aziendali per diverse ragioni. In primis, la necessaria risposta alle preoccupazioni globali legate al cambiamento climatico, ma anche alle disuguaglianze sociali e all'etica negli affari hanno spinto le aziende a riflettere sul loro impatto e a cercare modi nuovi per migliorarlo.
Ma non meno importanti sono le leve economiche e finanziarie collegate alla pressione degli investitori, in quanto le aziende che adottano pratiche sostenibili possono attirare investimenti a lungo termine e ridurre i rischi associati a questioni ambientali e sociali e alla crescente attenzione dei consumatori di tutte le generazioni: i consumatori sono più consapevoli e orientati verso aziende che dimostrano un impegno autentico per la sostenibilità e la responsabilità sociale e questa sensibilità può influenzare le decisioni di acquisto e la reputazione aziendale.
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Non ultimi, sono anche gli scenari legislativi e le normative ad accelerare l’attenzione sulla sostenibilità in tutte le sue forme; in molte giurisdizioni, sono state introdotte normative che richiedono alle aziende di rendere conto delle loro pratiche ESG e adempiere a queste normative è diventato essenziale per mantenere compliance e reputazione pubblica.
Per quanto riguarda molte imprese, i primi passi verso la sensibilizzazione verso la governance ESG si stanno compiendo anche attraverso modifiche sostanziali alla mission e agli statuti ufficiali.
Già nel 2006 è stata fondata l'organizzazione no-profit B-Lab, che ha introdotto la certificazione "B Corporation" per le aziende mission-driven, trasformandole in "B-Corp" se certificate.
Nel 2010, il Maryland è stato il primo Stato a riconoscere la "Benefit Corporation" come forma giuridica. L'Italia ha seguito nel 2015, diventando il precursore in Europa di questo modello e il primo paese al mondo ad adottarlo su scala nazionale.
Le società B Corp e le Società Benefit sono entrambe mission-driven, mirando a generare valore condiviso oltre al profitto e avere un impatto positivo sulla società. La certificazione B Corp è rilasciata da B Lab dopo un'analisi dell'azienda attraverso il Benefit Impact Assessment (BIA), che valuta l'impatto su lavoratori, clienti, ambiente, comunità e governance.
La Benefit Corporation (o “Società Benefit”), diversamente dalla certificazione B Corp, è una forma giuridica che una società può assumere legalmente, perseguendo finalità di beneficio comune, come la creazione di posti di lavoro o la tutela dell'ambiente. Le Società Benefit adottano spesso un approccio basato sul triplice fattore P: ovvero profitto, persone e pianeta.
Dopo l'approvazione della legge in Italia nel 2015, il numero di Società Benefit è cresciuto costantemente. Secondo i dati più recenti del 2022, sono oltre 2.600 in Italia, registrando un aumento del 55% rispetto all'anno precedente e un aumento del 300% rispetto al 2020.
Infine, oltre al fatto che integrare gli ESG nelle pratiche aziendali aiuta a identificare e mitigare i rischi associati a questioni ambientali, sociali e di governance può permettere di prevenire crisi aziendali e a migliorare la resilienza del business in un mondo VUCA, (Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguity), senza contare che anche in termini di attrazione dei talenti le persone e i professionisti sono sempre più interessati a lavorare per aziende che dimostrano un impegno per la sostenibilità e la responsabilità sociale.
Ignorare il tema oggi significa andare incontro ad un rischio importante di perdita di investimenti (gli investitori potrebbero evitare aziende che ignorano gli ESG, aumentando il costo del capitale e limitando l'accesso a finanziamenti sostenibili), avere un rischio di reputazione mediatica e con gli stakeholder (ignorare le questioni ESG può portare a una reputazione negativa, danneggiando i rapporti con clienti, investitori e la comunità), oppure semplicemente andare incontro all’aumento dei rischi operativi (la mancanza di attenzione alle pratiche sostenibili può esporre l'azienda a rischi operativi derivanti da eventi ambientali o sociali imprevisti).
Non pensare ai criteri ESG significa anche perdurare la difficoltà di reclutare e trattenere competenze e talenti, essere esposti a sanzioni o multe collegate all’etica aziendale, senza contare l’inopportuna cecità sulle nuove tendenze di mercato, poiché ignorare gli ESG può comportare la perdita di importanti opportuniotà e “fette” di mercato.
Oggi sono tante anche le PMI che si stanno focalizzando sui temi della sostenibilità: negli ultimi tre anni, si è verificato un raddoppio nel numero dei "Bilanci di Sostenibilità" pubblicati, e il 46% di questi proviene proprio dalle PMI.
Questi dati risultano significativi per due motivi principali: innanzitutto, la notevole percentuale che le PMI rappresentano (quasi la metà del totale); in secondo luogo, va sottolineata la natura volontaria alla base della pubblicazione di questi bilanci.
Attualmente, le PMI non sono obbligate a pubblicare tali documenti, secondo le disposizioni del d.lgs.254 2016, che riguarda la Dichiarazione Non Finanziaria (DNF). La DNF è un documento concepito con l'obiettivo di individuare ed evidenziare le implicazioni etiche del business, integrate nella visione strategica aziendale.
Poiché i criteri ESG influenzano sempre più la percezione del valore di un'azienda e i suoi risultati di business, la DNF si inserisce in questo contesto, fornendo uno scatto dettagliato della strategia adottata dall'azienda per gestire in modo efficace, inclusivo e circolare le questioni legate all'impatto sociale ed etico.
L'obiettivo finale è chiarire in dettaglio le politiche adottate riguardanti la sicurezza e la salute (pubblica e dei propri collaboratori), l'ambiente, il rispetto dei diritti umani e la lotta alla corruzione.
Valutazione e Misurazione degli ESG
Ma come possono le aziende quantificare e qualificare il loro impegno in ambito ESG e come possono monitorare e migliorare le loro performance nel tempo?
Gli Indicatori Chiave di Performance (KPI) per l'Environmental, Social, and Governance (ESG) sono strumenti fondamentali per misurare con maggiore oggettività l'impatto di un'azienda in questi ambiti. I parametri possono essere davvero molti, ma a titolo esemplificativo potremmo prendere in considerazione l’intensità di emissioni di gas serra prodotta rispetto all'attività dell'azienda (l'azienda raccoglie dati sulle emissioni e li divide per unità di produzione o fatturato), oppure la percentuale di energia utilizzata con fonti rinnovabili rispetto al totale utilizzato.
Oppure, sul piano sociale, l’indice di diversity (calcolando la percentuale di dipendenti appartenenti a diversi gruppi demografici per età, genere, etnia, diverse abilità, etc.) oppure il tasso di sicurezza sul lavoro che misura gli incidenti o gli infortuni sul luogo di lavoro (numero di incidenti su ore lavorate).
La scelta dei KPI di sostenibilità dipende dalla natura dell'azienda, dalla sua industria e dalla sua strategia aziendale. Solitamente la scelta può basarsi su criteri di rilevanza settoriale, poiché alcuni KPI specifici possono variare tra settori, adattandosi alle caratteristiche e alle esigenze specifiche dell'industria, oppure sulla “materialità”, ovvero l’azienda identifica gli aspetti ESG più rilevanti e materiali per il proprio business, basandosi sull'impatto significativo nei confronti di stakeholder e performance aziendali; ma senz’altro sono anche le considerazioni e gli impegni che l’azienda ha con i propri attori di riferimento a determinare le scelte; difatti il coinvolgimento e la consultazione con gli attori sociali e privati che ruotano intorno alle esternalità aziendali è fondamentale per comprendere le aspettative e i parametri da ritenere più importanti.
Per effettuare queste valutazioni in maniera seria e concreta è palese l’importanza di dotarsi di strumenti solidi per valutare l'impegno ESG in termini di standard riconosciuti e trasparenti. Il più conosciuto è sicuramente il Global Reporting Initiative (GRI), uno standard internazionale per la rendicontazione della sostenibilità che funziona attraverso delle linee guida per la rendicontazione su questioni ambientali, sociali e di governance; rispetto ai parametri richiesti le aziende raccolgono i dati in base agli standard GRI, garantendo coerenza nella rendicontazione e successivamente le informazioni raccolte vengono presentate in un rapporto di sostenibilità, che può essere divulgato pubblicamente.
Un altro strumento è il Sustainability Accounting Standards Board (SASB) che invece si concentra sulla connessione tra sostenibilità e performance finanziaria. Anche in questo caso il SASB definisce standard specifici per ciascun settore economico, riconoscendo le questioni di sostenibilità più rilevanti e gli standard possono essere integrati nei report finanziari per evidenziare le implicazioni finanziarie delle performance ESG.
Altri standard riconosciuti, più specifici in ambiti settoriali sono anche il Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) che si focalizza sulle informazioni finanziarie connesse ai rischi climatici o il Carbon Disclosure Project (CDP) che valuta l'impatto delle aziende sul clima, incoraggiando la trasparenza nella rendicontazione.
In questa fase di adeguamento agli scenari richiesti dai criteri gli strumenti di valutazione ESG, questi strumenti forniscono un quadro per la rendicontazione e l'analisi delle performance aziendali in ambito sostenibilità, e sono adottati dalle aziende per dimostrare un impegno tangibile verso una gestione responsabile e trasparente.
Ma rimangono sostanzialmente dei processi di audit che possono essere affidati anche a realtà esterne che si occupano specificamente di questi monitoraggi. A tendere sarà sempre più interessante come le valutazioni ESG possano essere validate da agenzie specializzate (come nel caso delle B-Corp) per ottenere una valutazione oggettiva delle performance anche attraverso delle classificazioni di sostenibilità, o comunque l’auspicio è che le aziende possano confrontarsi e fare benchmark delle loro performance ESG con standard di settore, creando una base comune per la valutazione della sostenibilità aziendale.
Ma se dovessimo pensare a modalità innovative di valutazione, sarebbe possibile immaginare un supporto valido attraverso l’implementazione di tecnologie emergenti come l'intelligenza artificiale e l'Internet of Things per migliorare la precisione e l'automazione della raccolta dati ambientali e sociali, come ad esempio la blockchain per tracciare e convalidare le pratiche sostenibili lungo la catena di approvvigionamento, oppure implementazione di sistemi di feedback diretti per raccogliere opinioni degli stakeholder e adattare le pratiche aziendali di conseguenza, o la creazione di piattaforme collaborative in cui le aziende condividono dati ESG e imparano reciprocamente, promuovendo l'innovazione nel monitoraggio sostenibile.
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Il futuro sostenibile del mercato del lavoro: dalle green skills alle ESG skills
In tutto questo anche la trasformazione del panorama lavorativo è continuamente in corso, evidenziando la necessità per oltre il 60% della forza lavoro attuale di acquisire competenze nel campo della sostenibilità, in particolare sul piano ambientale.
Secondo uno studio predittivo condotto da ManpowerGroup, Ey e Sanoma Italia sul mercato del lavoro italiano quest’anno, tuttavia, il 94% delle organizzazioni globali non dispone ancora delle risorse professionali necessarie per affrontare la transizione verde, sebbene il 70% stia già intraprendendo azioni per colmare questa lacuna.
La crescente necessità di competenze legate alla sostenibilità sta influenzando anche la formazione universitaria e professionale, con numerosi corsi dedicati alla sostenibilità in settori diversi come biotecnologie, ingegneria energetica e agricoltura innovativa.
In Italia, l'economia verde ha visto un aumento significativo, con 3,2 milioni di "lavori verdi" che costituiscono il 13,9% degli occupati. Le aree aziendali più coinvolte includono progettazione, sviluppo, logistica, marketing e comunicazione.
La definizione precisa del perimetro occupazionale dei nuovi “green jobs” si presenta come una sfida, poiché tutti i settori economici, in modi più o meno diretti, sono connessi all'ambiente e alla sostenibilità.
Un ruolo cruciale è assegnato anche alla comunicazione, con le scienze sociali che, unite ai dati meteorologici e climatologici, devono migliorare la consapevolezza pubblica basandosi su prove scientifiche.
Nel 2021, l’ANPAL ha fornito un quadro dettagliato dei settori con il maggior numero di imprese che investono in green jobs attraverso un report specifico: oltre alle industrie chimiche, farmaceutiche, petrolifere, automobilistiche e delle costruzioni, spiccano le public utilities (aziende che forniscono energia, gas, acqua e servizi ambientali) e le industrie della gomma e della plastica.
Altri settori significativi includono turismo, alloggio e ristorazione, trasporto e logistica, sanità e assistenza sociale, istruzione e servizi di supporto alle imprese. La transizione verso un'economia green non rappresenta soltanto una sfida specifica di un settore produttivo, ma implica un cambio di paradigma nell'intero mercato del lavoro.
Non esistono però solo i lavori e le competenze che riguardano strettamente i temi ambientali. Anche la letteratura scientifica spesso deve confrontarsi con un “mare di etichette” e di definizioni che hanno a che vedere con i “green jobs”. In riferimento alla sostenibilità, possiamo utilizzare la definizione di “competenze di sostenibilità” come l’insieme interconnesso di conoscenze, abilità, attitudini e valori che consentono un’azione efficace e incarnata nel mondo rispetto ai problemi, alle sfide e alle opportunità di sostenibilità del mondo reale, secondo al contesto (cfr. Wiek et al., 2011; Redman & Wiek, UNESCO, 2007).
Mentre le competenze descrivono se un individuo è in grado di contribuire a una società più sostenibile, alcuni valori e fattori motivazionali devono essere presenti per attuare un cambiamento comportamentale efficace per la sostenibilità a tutto tondo.
Inoltre, è altrettanto importante riconoscere il ruolo svolto da fattori contestuali, come i facilitatori personali, ad esempio la disponibilità finanziaria, così come le opportunità istituzionali, come la disponibilità di infrastrutture o l’accettazione sociale. Una delle ragioni alla base del divario tra intenzione di comportarsi e comportamento effettivo risiede nelle barriere finanziarie, sociali, strutturali e istituzionali.
Pertanto, un cambiamento comportamentale efficace che contribuirebbe a una transizione sostenibile si basa sullo sviluppo di conoscenze, abilità, attitudini e valori, ovvero competenza sulla sostenibilità, nonché sulla presenza di fattori strumentali ed esterni.
Comunque la crescente rilevanza della sostenibilità dalla consapevolezza personale alla vita professionale, è testimoniata dal report “Il cittadino consapevole” dell’Osservatorio Deloitte sui trend di sostenibilità e innovazione per cui un intervistato su due, infatti, afferma di adottare comportamenti virtuosi e responsabili anche sul posto di lavoro e, al contempo, l’attenzione delle aziende alla sostenibilità, diventa uno dei principali criteri di scelta del proprio datore di lavoro: nella valutazione complessiva di un workplace, gli italiani scelgono le aziende che privilegiano le principali dimensioni della sostenibilità, dal miglioramento del benessere sociale ed economico delle persone alla sostenibilità ambientale e alla lotta al cambiamento climatico.
Il desiderio delle persone, coerentemente con il purpose personale, è quello di lavorare presso un’azienda innovativa che approcci la sostenibilità a 360°, garantendo il benessere sociale ed economico dell’individuo in termini di work-life balance, inquadramento e opportunità di crescita professionale.
Tra i datori di lavoro più ricercati, quindi, ci sono coloro che sviluppano le proprie strategie e i propri modelli operativi attorno al concetto di sostenibilità – non solo ambientale ma anche economica, sociale e “umana”.
Oltre a indirizzare gli sforzi verso le attività di riduzione degli sprechi e utilizzo di materiali riciclati e di promozione di forme di lavoro flessibili, i dipendenti credono che le aziende dovrebbero iniziare a concedere maggiore spazio ad altre iniziative, come l'attenzione alla decarbonizzazione attraverso l’impiego di energia elettrica da fonti rinnovabili, l’incentivazione e il riconoscimento di premi ai dipendenti correlati sia all’adozione di stili di vita e modelli di consumo etici e sostenibili, sia al raggiungimento di obbiettivi rispettosi dei parametri ESG e la definizione di una value proposition costruita sempre di più attorno alla sostenibilità.
Sempre secondo la stessa ricerca, i lavoratori appartenenti alla Gen Z desiderano un maggior impegno da parte delle aziende nell’adozione di pratiche di wellbeing e nella promozione della cultura della sostenibilità, ponendo l’enfasi soprattutto sulla necessità di accompagnare i dipendenti in un percorso verso l’adozione di comportamenti virtuosi a 360°.
I più giovani, infatti, chiedono alle aziende di garantire loro incentivi che migliorino le performance individuali, legandole ad obiettivi di sostenibilità.
Ma non solo. Sono interessati anche alla predisposizione e all’erogazione, da parte delle organizzazioni, di corsi di formazione adeguata sul tema della sostenibilità. La promozione di campagne informative a tutti i livelli dell’organizzazione diventa fondamentale in questo scenario di cambiamento in cui le competenze assumono un’importanza cruciale per facilitare la transizione verso un’economia ad emissioni zero nette e agevolare la creazione di percorsi occupazionali coerenti con i requisiti del nuovo mondo del lavoro.
Accanto a ciò, i giovani dipendenti italiani chiedono che sia dato ampio spazio anche al tema sociale dell’uguaglianza e inclusione di genere.
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ESG e Formazione Aziendale: una combinazione vincente
Abbiamo visto come la prospettiva ESG abbia un impatto significativo sull’upskilling e il reskilling della forza lavoro, e inevitabilmente lo sarà sempre di più come formazione e sviluppo dei dipendenti, fungendo da guida per la creazione di una cultura aziendale responsabile e sostenibile.
Tra i benefici di una Formazione orientata agli ESG non possiamo non riconoscere una consapevolezza dei dipendenti riguardo all'impatto aziendale che alimenti sempre di più l'impegno verso le pratiche sostenibili e poi, come abbiamo visto, una formazione ESG ben strutturata può migliorare l'attrattività dell'azienda nei confronti delle nuove generazioni e contribuire a trattenere e coinvolgere i dipendenti che largamente condividono valori di sostenibilità favorendo anche un aumento della produttività.
Non dimentichiamo, inoltre, che i dipendenti ben formati sono i primi ambasciatori dell'azienda, che possono contrastare presunti tokenismi e contribuire a costruire una reputazione del brand e dell’employer brand in genere positiva, fondamentale nell'attirare clienti e investitori.
Proviamo allora ad approfondire come questa prospettiva influenzi significativamente le pratiche di formazione in azienda. È chiaro che per promuovere una cultura aziendale orientata all'ESG attraverso l’apprendimento, è essenziale intervenire con lo sviluppo di competenze specifiche, a partire dalla conoscenza approfondita degli aspetti ambientali, sociali e di governance ed incoraggiando la consapevolezza di come queste dimensioni influenzino l'azienda e la società.
La formazione dovrebbe anche concentrarsi sullo sviluppo delle competenze comunicative, aiutando i dipendenti a trasmettere in modo efficace gli sforzi aziendali in termini di sostenibilità e responsabilità sociale, così come includere competenze di gestione del cambiamento per affrontare con successo la transizione verso pratiche aziendali più sostenibili.
Tra gli scopi di una formazione alla sostenibilità non può mancare il pensiero etico, che incentivi chiunque a riflettere sugli impatti delle decisioni aziendali sull’ambiente, sulle persone e sulla governance di tutti gli attori coinvolti.
Provando a riformulare in maniera più strutturata, gli ambiti di formazione da considerare potrebbero essere:
1. Conoscenza delle questioni ambientali: comprendere le sfide ambientali e le strategie per mitigarle: dalle pratiche di gestione dei rifiuti alla riduzione delle emissioni di carbonio, i dipendenti devono essere consapevoli dell'impatto ambientale delle attività aziendali.
2. Comprensione delle dinamiche sociali: la responsabilità sociale riguarda il coinvolgimento positivo con le comunità, la promozione dell'equità e la tutela dei diritti umani. I dipendenti devono comprendere le dinamiche sociali e le sfide connesse.
3. Leadership Etica: centrale per un'azienda orientata all'ESG. I manager devono essere modelli di comportamento etico, guidando l'organizzazione verso decisioni sostenibili e socialmente responsabili.
4. Competenze di comunicazione responsabile: capacità di comunicare in modo trasparente le iniziative ESG è cruciale. I dipendenti devono essere in grado di tradurre il linguaggio tecnico in un messaggio accessibile e coinvolgente per tutte le parti interessate.
5. Capacità di monitorare ed esporre le performance ESG: la capacità di raccogliere, analizzare e presentare dati relativi alle performance ESG è essenziale e include la comprensione degli indicatori chiave di performance (KPI) e un reporting coerente.
Sviluppo delle competenze green
Per avere un quadro però più analitico di ciò che comporta sviluppare le competenze in materia di sostenibilità è però utile fare riferimento alla recente relazione scientifica della Commissione Europea “GreenComp: Quadro europeo delle competenze in materia di sostenibilità”.
Incorporare i valori di sensibilità | Riflettere sul valori personall, identificare e spiegare come i valori variano tra le persone e nel tempo, valutando criticamente come si allineano con i valori di sostenibilità |
Incorporare i valori di sensibilità | Riconoscere che gli esseri umani sono parte della natura, rispettare i bisogni e i diritti delle altre specie e della natura stessa al fine di ripristinare e rigenerare ecosistemi sani e resilienti |
Incorporare i valori di sensibilità | Affrontare un problema di sostenibilità da tutti i punti di vista, considerare il tempo, lo spazio e il contesto al fine di capire come gli elementi interagiscono al loro interno e tra diversi sistemi. |
Abbracciare la complessità | Affrontare un problema di sostenibilità da tutti i punti di vista, considerare il tempo, lo spazio e il contesto al fine di capire come gli elementi interagiscono al loro interno e tra diversi sistemi. |
Abbracciare la complessità | Valutare le informazioni e gli argomenti, identificare presupposti, shdare lo status quo e riflettere su come il background per sonale, sociale e culturale influenza il pensiero e le conclusioni |
Abbracciare la complessità | Formulare le sfide attuali o potenziali come un problema di sostenibilità in termini di difficoltà, persone coinvolte, dimensione temporale e geografica al fine di identificare gli approcci adeguati per anticipare e prevenire i problemi, per mitigare e adat- tarsi al problemi già esistenti. |
Visione di futuri sostenibili | Immaginare futuri alternativi sostenibili sviluppando scenari alternativi, identificando ( passi necessari per raggiungere un futuro sostenibile preferito. |
Visione di futuri sostenibili | Gestire le transizioni e le sfide in situazioni complesse di sostenibilità e prendere decisioni relative al futuro di fronte all'incertezza, all'ambiguità e al rischio |
Visione di futuri sostenibili | Adottare un mode di pensare razionale esplorando e collegando diverse discipline, usando la creatività e la sperimentazione di idee o metodi nuovi |
Agire per la sostenibilità | Orientarsi nel sistema politico, identificare la responsabilità politica per i comportamenti non sostenibili, e richiedere politiche efficaci per la sostenibilità. |
Agire per la sostenibilità | Agire per il cambiamento in collaborazione con gli altri. |
Agire per la sostenibilità | Identificare il proprio potenziale di sostenibilità e contribuire attivamente a migliorare la prospettive per la comunità per il pianeta. |
Il quadro fornisce una definizione concordata di ciò che implica la sostenibilità come competenza è stato concepito come supporto ai programmi di istruzione e formazione per l'apprendimento permanente, in quanto le competenze in materia di sostenibilità possono aiutare i discenti a sviluppare il pensiero critico e sistemico e l'agentività e costituiscono una base di conoscenze per tutti coloro che si interessano dello stato presente e futuro del pianeta fornendo un modello di riferimento generale. Il GreenComp si compone di 12 competenze organizzate in quattro macroaree:
incarnare i valori della sostenibilità (attribuire valore alla sostenibilità, difendere l'equità, promuovere la natura;
accettare la complessità nella sostenibilità (pensiero sistemico, pensiero critico, definizione del problema
immaginare futuri sostenibili (senso del futuro, adattabilità, pensiero esplorativo)
agire per la sostenibilità (agentività politica, azione collettiva, iniziativa individuale)
Come nelle visioni attuali che vedono sempre di più interrelazione e trasversalità tra skills di ambiti e discipline differenti, anche la metafora utilizzata nel documento europeo ricorre alla similitudine di un sistema naturale altamente sviluppato per evidenziare l'interazione e le dinamiche tra i quattro settori e le 12 competenze del GreenComp.
Metodologie Formative in linea con la formazione ESG
Sicuramente da tenere in considerazione dei programmi di educazione continua che garantiscano ai dipendenti di essere sempre aggiornati sulle nuove sfide e sulle migliori pratiche da introdurre, così come l’utilizzo di case studies e best practice per illustrare come altre aziende abbiano implementato con successo buone pratiche ESG, ispirando colleghi e colleghe a seguire l'esempio.
Utilizzare casi pratici che evidenzino sfide ambientali, questioni sociali o decisioni etiche consentono ai partecipanti di applicare i principi ESG in situazioni del mondo reale. Inoltre, per permettere aderenza alla quotidianità e implementazione pratica, può essere utile prevedere simulazioni o programmi di sostenibilità integrata per incorporare progetti ESG nei programmi formativi.
Infine, incoraggiare il coinvolgimento attivo e la partecipazione attiva in progetti di sostenibilità e coinvolgere testimonianze di rappresentanti di comunità locali, esperti ambientali, attivisti o leader di organizzazioni sociali.
Una nota pedagogica può aiutare però a definire l’approccio apprenditivo più adeguato. Nel campo degli studi sull’educazione degli adulti, l’apprendimento trasformativo (Mezirow, 1978) è stato spesso associato dagli studiosi come un approccio pedagogico efficace per l’Educazione alla Sostenibilità, poiché sostiene che l’apprendimento non dovrebbe riguardare solo l’acquisizione di competenze, ma anche il diventare auto-consapevoli in modo critico dell’esperienza tacita e la valutazione della sua rilevanza per interpretare il mondo (Mezirow, 2000).
Di conseguenza, l’apprendimento trasformativo mira a cambiare profondamente le nostre prospettive, credenze e comportamenti riflettendo ciò che sappiamo e non sappiamo e mettendo in discussione la comprensione di noi stessi, in relazione all’interpretazione di ciò che ci circonda.
In termini pratici, l’apprendimento trasformativo consente ai discenti di comprendere ciò che imparano riconcettualizzandolo e applicandolo alla loro vita quotidiana.
Nel report Sustainability Competences - A systematic literature review, EU Commission, 2020 si fa ulteriormente riferimento ad una panoramica degli approcci pedagogici associabili alla sustainability education, dividendoli in tre categorie principali:
Universali: ovvero le pedagogie che sono state utilizzate in molte discipline e contesti, come studi di casi, insegnamento di gruppo interdisciplinare, lezioni frontali, mappe mentali e concettuali e apprendimento basato su progetti e/o problemi;
La giustizia comunitaria e sociale come pedagogie utilizzate appositamente per affrontare la giustizia sociale e la costruzione della comunità, come l'apprendimento del servizio comunitario, i team jisaw e la ricerca-azione partecipativa;
L'educazione ambientale che descrive l'insieme di pedagogie che emergono dalle scienze ambientali e dalle pratiche educative, tra cui ad esempio l'eco-giustizia, l'educazione ambientale basata sul territorio, l'analisi della catena di fornitura/ciclo di vita e la conoscenza ecologica tradizionale.
Conclusione e Prospettive Future
Con queste prospettive, nel futuro, non possiamo che immaginare che la formazione aziendale sarà sempre più intrinsecamente connessa ai principi ESG. I programmi di formazione standard includeranno moduli dedicati a spiegare l'importanza di pratiche sostenibili, promuovendo la consapevolezza fin dalle prime fasi dell'assunzione.
La dinamicità intrinseca degli obiettivi ESG richiederà comunque un impegno continuo da parte delle persone nelle organizzazioni. Pertanto, la formazione sostenibile non sarà più un intervento episodico di questo momento storico, ma un processo continuo che permetta di mantenere gli individui informati sulle nuove sfide ambientali e sociali, e formandosi sule migliori pratiche.
La formazione non potrà che concentrarsi sempre di più sull'incoraggiare l'innovazione sociale e ambientale. Già oggi molti lavoratori e lavoratrici sono istruiti e informati su come integrare la sostenibilità nelle loro attività quotidiane, promuovendo l'innovazione a tutti i livelli aziendali.
E anche l'efficacia stessa della formazione forse un giorno sarà misurata anche attraverso il raggiungimento degli obiettivi ESG, perché per abbracciare stili di vita sostenibili, è cruciale instaurare un cambiamento di mentalità e comportamento, ponendo al centro della società principi di equità e giustizia per le attuali e future generazioni.
Il nostro rapporto con l'ambiente e con la società deve essere fondato su una connessione autentica. I programmi di apprendimento per la sostenibilità dovrebbero capacitare le persone a pensare in modo olistico e a sfidare le prospettive del sistema economico attuale.
Allo stesso tempo, dovrebbero incoraggiare azioni individuali e collettive per trasformare la società e costruire un futuro sostenibile per tutti. Nel contesto dell'apprendimento continuo, è essenziale integrare competenze legate alla sostenibilità in tutte le discipline, formando individui capaci di pensiero sistemico e agenti etici del cambiamento necessari per promuovere una società sostenibile.
Come in tutte le trasformazioni, la formazione può essere il catalizzatore del cambiamento, ma non deve diventare mero “learnificio”, bensì recuperare il valore pedagogico diventando a tutti gli effetti Sustainabilty Education.
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Fonti
Il boom dei bilanci di sostenibilità: come le pmi italiane si preparano all’obbligo della dnf
Sustainability Competences - A systematic literature review
GreenComp: Quadro europeo delle competenze in materia di sostenibilità