Le competenze del futuro: su quali devono puntare dipendenti e aziende nel 2025

Francesco Gavatorta7 minuti
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Le competenze del futuro: su quali devono puntare dipendenti e aziende nel 2025

Se una consapevolezza ci ha lasciato la Teoria dell’Evoluzione di Charles Darwin è che la capacità di adattarsi è l’unica arma che ha ogni specie vivente per garantirsi un futuro. Questo vale in particolare per l’uomo, che ha saputo rinnovare continuamente le proprie competenze garantendo così un progresso continuo.

Questo magmatico meccanismo di trasformazione si verifica anche in ogni sistema sociale organizzato, sia esso un ordinamento politico o un condominio. Non possono fare eccezioni le aziende, che evidentemente più di altri modelli organizzativi sono influenzate da fattori esogeni che possono minarne la sopravvivenza dalle fondamenta.

La formazione aziendale come scudo

I pericoli dettati dai mutamenti esterni possono essere contrastati da un approccio che oggi viene definito resiliente secondo un trend linguistico ormai diffuso. Dove germoglia il dinamismo che garantisce la capacità di adattamento?

Se ogni creatura vivente intuisce che deve imparare dalla propria esperienza per sopravvivere, l’uomo addirittura è nativamente portato alla curiosità e alla ricerca, e alla formazione continua. Questa tendenza è stata registrata da sempre anche nelle aziende, ma negli ultimi anni ha visto un’impressionante quanto inarrestabile crescita. Secondo una ricerca di Gallup del 2016, ad esempio, l'87% dei millennial affermava che l'apprendimento e lo sviluppo sul posto di lavoro erano considerati importanti, mentre il 59% sottolineava come avere opportunità di apprendimento e crescita fosse estremamente importante quando si decide se candidarsi per un lavoro. E parliamo di quasi sette anni fa!

Oggi la situazione è ancora più marcata, considerando che è ormai evidente come upskilling e reskilling siano fondamentali per continuare a prosperare nell'arena competitiva e garantire crescita economica.

Considerando inoltre che secondo una ricerca di Eurofound, il 75% delle aziende europee incontravano difficoltà nell'attrazione e assunzione di talenti e che ancora più grave risulta la mancanza di competenze, specialmente nelle PMI, instillare una cultura dell'apprendimento continuo diventa fondamentale per migliorare la produttività.

Secondo il World Economic Forum entro il 2025 la metà di tutti i dipendenti dovrà essere riqualificata. Sarà necessario intervenire su quelle che possiamo definire come le competenze del futuro, competenze trasversali che sono afferenti a qualità e caratteristiche che esulano dal proprio bagaglio e influenzano l’approccio delle persone alle cose: fra le altre, la tecnologia, il pensiero critico e il problem solving.

La formazione aziendale diventa centrale in un processo che, osservato secondo uno spettro più ampio, può leggersi come un fattore irrinunciabile.

Quali competenze del futuro coltivare in azienda per prosperare domani

Immagine di una mano che sorregge l'ologramma di un mappamondo luminoso e tridimensionale

Tecnologia, pensiero critico e problem solving, ma non solo. Sono diverse le competenze del futuro su cui intervenire oggi attraverso piani di formazione. A livello organizzativo la formazione aziendale deve trovare il modo per rendere disponibile a tutta la popolazione aziendale l'accesso alla costruzione delle competenze: in questo senso, la formazione asincrona diventa fondamentale.

Le 56 competenze per il futuro del lavoro

In un’interessantissima matrice di McKinsey pubblicata nel 2021 (pur distante qualche mese la visione proposta sembra essere ancora attuale) sono quattro le aree di intervento su cui sarebbe necessario concentrarsi ed entro cui possiamo ritrovare le skill che andranno coltivate: Cognitive, Interpersonal, Self-leadership e Digital.

Le skill cognitive sono classificate in quattro aree. La prima è il pensiero critico che include il problem solving, il pensiero logico, la comprensione dei bias, la ricerca di informazioni rilevanti. A seguire la comunicazione, che include lo storytelling e il public speaking, l'ascolto attivo, il fare le giuste domande e la capacità di sintetizzare messaggi.

La terza include il modo di lavorare: ne fanno parte il time management, la prioritizzazione, l'agile thinking. La quarta categoria si riferisce alla flessibilità mentale: ne fanno parte la creatività, immaginazione, adattabilità, abilità ad apprendere.

Le competenze interpersonali includono lo sviluppo di relazioni (empatia, umiltà, socialità, fiducia), l'efficacia del lavoro in team (collaborazione, coaching, inclusività, gestione dei conflitti, motivare diverse personalità) e la mobilizzazione di sistemi (influenza e negoziazione win-win, consapevolezza organizzativa, ispirazione).

La terza area include la Self-Leadership, suddivisa in tre categorie: self-awareness e self-management, imprenditoria e raggiungimento degli obiettivi (grinta, persistenza, orientamento all'obiettivo).

L'ultima è relativa al Digital e include la cittadinanza digitale (che include etica, apprendimento, alfabetizzazione e collaborazione, il tutto attraverso la tecnologia), l'uso di software (dall'analisi dei dati al pensiero computazionale) e per finire capire i sistemi digitali (cybersecurity e data literacy).

Matrice McKinsey contenente le 56 competenze per il futuro del lavoro

Ognuna di queste identifica non solo una specifica competenza verticale su cui formarsi e formare il proprio team, ma tratteggia anche indirettamente i fattori competitivi che influenzeranno la capacità di resistere sul mercato e accattivarsi le attenzioni dei talenti.

Tutte queste competenze sono inoltre acquisibili attraverso la Library di corsi presenti su Gility. Dicevamo poco su come le competenze che stanno diventando sempre più decisive in azienda riguardano la capacità di far propria una cultura del lavoro, dove autonomia e interconnessione diventano fattori decisivi anche a livello organizzativo. Prendiamo ad esempio la crescente domanda di flessibilità: come si può organizzare un’azienda secondo logiche ibride, se non tutte le risorse riescono a svolgere la propria mansione con un approccio più imprenditoriale e meno passivo?

Pensiamo al tema della flessibilità (oraria e di luogo): formare le persone per aiutarle a gestirsi diventa strategico non solo per trattenere chi già lavora per una struttura e preferirebbe evolvere nel pieno rispetto del work life balance, ma anche per attrarre i più giovani, specialmente appartenenti alla Generazione Z, naturalmente portati a pensare secondo logiche più indipendenti.

Si può competere con la voglia di emanciparsi di un’intera generazione? Solo se si impara a farlo.

Quali sono le skill più richieste?

In un articolo pubblicato su Forbes, Bernard Marr, uno dei più riconosciuti business technogy influencer al mondo, ha indicato quali saranno le cinque competenze su cui lavorare nei prossimi anni.

Molti studiosi ed esperti concordano su questi temi e in rete è possibile trovare numerose analisi sul tema: le aree indicate spaziano su principi ricorsivi in molte analisi, in particolare quello dell’esperienza, della tecnologia e nell’interazione con la stessa.

Alcune di queste quattro aree di competenze sono trasversali a diversi ruoli e livelli in ogni azienda che voglia avere una popolazione a prova di futuro.

  • Data Communication: la capacità di generare racconti di valore partendo dal dato e dalla sua analisi. Infatti un ruolo che avrà sempre maggior importanza è quello del Data Storyteller, che dovrà unire l’abilità del leggere i dati all’utilizzo di strumenti per tradurre visivamente statistiche e insight come PowerBI, Qlik, and Tableau.

  • Cybersecurity: la sicurezza informatica, che si traduce nella tutela di persone e sistemi da attacchi, reati e perdite di dati e documenti. Troppe aziende sottovalutano l'aspetto della formazione in quest'area, mentre è imprescindibile: dietro ogni attacco informatico c'è sempre un fattore umano da considerare. La cybersicurezza è una questione innanzitutto culturale e di consapevolezza prima che tecnica: infatti in Italia secondo il primo rapporto Censis sul tema solo il 25% dei dipendenti sa di che cosa di tratta. Diventa critico educare tutta la popolazione aziendale ai pilastri della materia.

  • UX e UI design: le competenze attorno ai principi di User Experience e User Interface stanno diventando sempre più decisive nelle filiere progettuali in azienda, anche in business non strettamente digitali. D’altronde, ogni consumatore si nutre di esperienze. E se in azienda nessuno sa progettarle, come si fa?

  • Digital Marketing, complice anche una lettura sempre più diffusa che vede i social network diventare progressivamente semplici piattaforme media dove vince chi investe di più. Sotto questo cappello rientra ovviamente anche tutto ciò che è afferente al mondo SEO, email marketing e competenze legate alle nuove tendenze digitali, come l’Augmented Reality.

  • Infine, la capacità di lavorare fianco a fianco con l’Intelligenza Artificiale (o la futura intelligenza organoide): l’interazione fra uomo e macchina possano consentire di aumentare le proprie competenze e gli effetti della propria attività, non solo negli ambiti più tecnici, ma può aiutare anche in HR ed altre aree.

E i leader?

Abbiamo parlato di competenze molto tattiche, ma anche a livello di leadership la formazione aziendale potrebbe fornire importantissimi spunti per migliorarsi e prepararsi al futuro. Secondo una ricerca di Deloitte, nella composizione del CdA del futuro saranno fondamentali le competenze ESG, con figure in grado di orientare l’azione aziendale secondo una logica meno asettica e più motivata: in altri termini, bisognerà imparare a darsi un purpose, laddove non si riesca a definirne uno ispirato dalla vision aziendale.

Anche qui lasciamo parlare i numeri: le competenze ESG saranno prioritarie nel piano di formazione dei board aziendali per il 30%; seguiranno Innovazione tecnologica e IT & Cyber Security con il 20%, Corporate Governance, Risk Management e Piano Strategico al 10%.

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Ok, ma gli investimenti? Le possibilità della formazione aziendale finanziata

Eppure, lavorare su tutte queste competenze, sembra essere complicato in particolare per quelle strutture che pagano il contesto socio-economico attuale e rischiano di non avere fondi da dedicare. La formazione spesso è la prima voce di costo che viene tagliata.

Fortunatamente, però, sono tantissime le opportunità di formazione finanziata offerte dalle istituzioni che negli anni hanno sempre più investito per supportare le aziende nel far crescere i propri dipendenti, aumentando così la competitività delle persone impiegate.

Si nota un tendenza, dal 2023, l'anno europeo delle competenze, ci sarà un maggiore interesse nell'acquisizione delle abilità con obiettivi, iniziative e strumenti per superare lo skill mismatch. Un’opportunità che in Gility abbiamo raccolto da subito, supportando le aziende che hanno bisogno di orientarsi nel vasto mondo dei contributi regionali, statali ed europei per agevolare l’avvio di progetti formativi.

Come dicevamo all’inizio del nostro articolo, la capacità di evolvere è alla base della sopravvivenza della specie: l’Uomo ha imparato anche a darsi gli strumenti per aiutarsi a trovare le condizioni per non fermarsi e continuare ad imparare cose nuove, sapendo che in un mondo complicato come questo non poteva bastare la buona volontà. 

Anche questa consapevolezza, forse, è frutto dell’evoluzione.

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Francesco Gavatorta
Autore Gility

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